Autosvezzamnento

Nel passato si consigliava un’introduzione graduale degli alimenti, ciò era legato alla convinzione che questo fosse necessario per assecondare i tempi di maturazione dell’apparato digerente e per prevenire la comparsa di allergie.

In realtà, intorno ai sei mesi l’apparato digerente del bambino è in grado di tollerare qualsiasi alimento. E anche per quanto riguarda le allergie, si è visto che non è utile rimandare l’introduzione di alimenti allergizzanti (naturalmente si parla di bambini senza specifici problemi di salute; diversamente, nel caso di soggetti a rischio o che presentano allergie già note, l’introduzione degli alimenti allergizzanti dovrebbe avvenire sotto controllo medico).

Per potersi nutrire di cibi solidi, il bambino deve aver maturato adeguate capacità neuromotorie, come il controllo del tronco e la capacità di masticare e deglutire correttamente. Queste competenze si definiscono fra i 5 e i 9 mesi, quindi la maggior parte dei bambini intorno ai 6 è in grado di cominciare le prime esperienze con i cibi solidi (naturalmente tenendo conto dell’assenza dei denti).

 

Il presupposto per il passaggio agli alimenti solidi è che, oltre alle competenze digestive e neurologiche, il bambino manifesti il proprio interesse.

Tutte queste condizioni si verificano in momenti diversi a seconda dei soggetti ed è l’attenzione di chi si prende cura dei piccoli che consente di individuare il momento giusto. Così, come ormai da tempo la maggior parte dei pediatri ritiene che l’allattamento debba essere fatto a richiesta, anche l’approccio ai cibi solidi dovrebbe seguire lo stesso criterio. L’autosvezzamento richiede che il bambino sia a tavola con la famiglia e possa osservare, manipolare e assaggiare quello che mangiano gli adulti.

 

È quindi un approccio improntato a una grande spontaneità e fiducia nella capacità del piccolo di autoregolarsi.

 

Il bambino non ha bisogno di seguire un’alimentazione particolare per passare dal latte ai cibi solidi: si avvicinerà da solo e progressivamente a quello che mangiano i genitori.

 

Praticamente significa “lasciare che il bambino si svezzi da solo” durante i pasti dei genitori, chiedendo e ottenendo piccoli assaggi di tutte le portate. In questo modo, senza forzature, si adeguerà alla dieta e agli orari della famiglia.

 

In questo modo non si fa altro che anticipare, quello che inevitabilmente avverrebbe comunque dopo; il bambino mangerà, prima o poi, nel bene e nel male, quello che si mangia in famiglia, e con quelle abitudini alimentari passerà attraverso l’adolescenza e la vita adulta.

Per questo è importante che i genitori diano sempre il buon esempio con una corretta alimentazione.

Le più importanti organizzazioni sanitarie ci suggeriscono i sei mesi di vita come limite minimo da superare prima di iniziare lo svezzamento. Da quel momento in poi, al primo segnale di interesse da parte del bambino nei confronti del pasto dei grandi, gli si offrirà un piccolo assaggio di ciò che si sta mangiando, e così per tutte le portate. Si smetterà quando il bambino non farà più richieste. Lo stesso si farà ai successivi pasti. Le poppate intanto continueranno con la cadenza abituale, ma inevitabilmente quelle vicino al pranzo e alla cena diventeranno sempre meno consistenti fino a scomparire.

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