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🐭🥄 C’è un legame che intercorre tra il gusto di una pietanza e i ricordi legati al sapore e all’odore che quel piatto rievoca inconsciamente nella nostra mente.
A dispetto di quanto si possa pensare, una pietanza non ha mai un gusto “oggettivo”, qui e ora. Piuttosto, è frutto di un processo che tira in ballo la nostra memoria e l’emozione scaturita dall’odore e dalle sensazioni scaturite dal cibo in un dato momento del passato.
Gustare il piatto della nonna cucinato da qualcun altro, infatti, spesso ci porta indietro in momenti di vita lontanissimi, più o meno felici, rendendo un semplice boccone, un vero e proprio viaggio esperienziale nella nostra vita. Come ci insegna il critico gastronomico Anton Ego nel cartone animato “Ratatouille” (2007) è grazie all’olfatto – il più potente tra i 5 sensi, collegato direttamente al sistema limbico, ovvero il centro emotivo del nostro cervello – che tutto ciò è possibile.
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